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SICUREZZA
Matthew, sono caratterizzati da venti altri due uragani prima di Matthew han- gano Matthew ha sprigionato il più alto
che spirano a oltre 250 Km/ora che pro- no avuto un’intensificazione più rapida: valore di ACE per un uragano generato
ducono danni gravissimi agli edifici, la l’uragano Wilma (2005) e l’uragano Fe- nei Caraibi orientali.
completa distruzione di tutte le strutture lix (2007).
mobili e il totale abbattimento di alberi, Un altro elemento che ha reso Matthew SI PUÒ DIRE CHE GLI
insegne, cartelli stradali. Sono associa- particolarmente distruttivo è stato la URAGANI SIANO DIVENTATI
te all’uragano anche vaste inondazioni bassa velocità di avanzamento. Mat- PIÙ FREQUENTI?
nelle zone costiere dovute alle mareg- thew ha scatenato tutta la sua violenza Nonostante il riscaldamento globale in
giate che sviluppano onde che possono di uragano di categoria compresa tra 4 atto, i ricercatori non hanno riscontrato un
superare i 6 metri di altezza. L’ingre- e 5 per oltre 102 ore, un record assolu- aumento nel numero di tempeste tropicali
diente fondamentale per accrescere gli to per gli uragani che si sono sviluppati che si generano sulla terra. Tuttavia, sono
uragani, dall’iniziale categoria 1 alla nell’area caraibica in passato. Entrambi propensi ad attribuire al riscaldamento
5, è il calore degli oceani. Maggiore è questi record sono dovuti all’enorme globale l’intensificazione della forza dei
la temperatura dello strato superficiale quantità di calore che era presente ne- cicloni tropicali. Il numero di cicloni tro-
dell’oceano, maggiore sarà la quantità gli strati superficiali dei mari caraibici picali di categoria 4 e 5 nel Nord Atlantico
di vapore a disposizione della tempesta all’inizio di settembre. è quasi raddoppiato dal 1970. Purtroppo
tropicale per trasformarsi in un uragano Uno degli indici che i meteorologi uti- le proiezioni climatiche per il futuro non
di notevole intensità. Nel caso dell’u- lizzato per valutare la quantità di ener- sono confortanti. Nel caso in cui non si
ragano Matthew, la temperatura dell’o- gia sprigionata dai cicloni tropicali è ponga un limite alle emissioni globali di
ceano nella regione di formazione era l’ACE, l’Accumulated Cyclone Ener- gas a effetto serra, con la conseguente cre-
di circa due gradi centigradi superiore gy. A differenza del valore utilizzato scita della temperatura media del pianeta
alla media della stagione e l’atmosfera per stabilire la categoria di un ciclone oltre i 2° rispetto al periodo pre-industria-
conteneva circa il 15% in più di vapore tropicale, l’ACE tiene conto sia dell’in- le, le proiezioni indicano un ulteriore ina-
rispetto alla media stagionale. Entram- tensità che della durata di un ciclone. sprimento dell’intensità degli uragani per
be queste circostanze hanno contribui- È stato calcolato dai meteorologi che, la fine del 21° secolo.
to alla intensificazione dell’uragano da dal momento di formazione fino al suo I danni prodotti da questi uragani saran-
categoria 1 a 5 in appena 24 ore. Solo declino a normale perturbazione, l’ura- no particolarmente gravi, in quanto am-
plificati dell’innalzamento del livello del
mare. Gli attuali uragani già provocano
in media più danni del passato a causa
dell’innalzamento del livello del mare,
che ha reso le coste più fragili e vulnerabi-
li alle mareggiate generate dagli uragani.
LE FORZE DELLA NATURA
SONO DIFFICILMENTE
DOMABILI. PUÒ ANCORA,
L’UOMO PORRE RIMEDIO
ALL’INTENSIFICARSI
DI QUESTI FENOMENI?
Sicuramente sì. L’applicazione in tempi
rapidi dell’accordo di Parigi raggiun-
to nel dicembre scorso da 195 Paesi
(COP21) è la strada giusta da seguire.
L’articolo 2 dell’accordo di Parigi fissa,
infatti, l’obiettivo di rimanere “ben al di
sotto dei 2° di temperatura media globa-
le rispetto ai livelli pre-industriali”, con
l’impegno a “portare avanti sforzi per
limitare l’aumento di temperatura a 1,5
gradi”. Non ci resta che auspicare una
rapida entrata in vigore dell’accordo.
Gianmaria Sannino
Ph.D, Head Climate and Impact
Modeling Lab ENEA, SSPT-MET
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