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tare e concretizzare l’accordo, si è svolta a Roma, il 22-23 Educazione Ambientale in Festival con Greenopoli
novembre 2016, la seconda conferenza nazionale sull’educa- nel Villaggio della Terra (Earth Day 2017)
zione ambientale e sullo sviluppo sostenibile, a conclusione
della quale due Ministri hanno sottoscritto una Carta nazio-
nale. L’educazione ambientale sta quindi acquisendo nuovo
slancio, ed è ora più importante di prima che l’educatore am-
bientale sia una figura ufficiale, con competenze e ambiti di
intervento definiti.
LE PROSPETTIVE Giovani studenti in visita a una centrale
di riciclo dei rifiuti di Bergamo
Con l’approvazione di questa legge e il riconoscimento del-
la figura dall’educatore si dischiudono nuove possibilità e si ni virtuose, come l’Emilia Romagna (non a caso la prima
tracciano nuove strade. Quanto saranno percorribili dipen- firmataria di questa legge è Emiliana), a occuparsi di que-
derà molto da noi e da quanto saremo in grado di unirci e sto sono proprio coloro che dovrebbero farlo, ovvero i CEA,
di fare categoria. Con la Buona Scuola, ad esempio, l’educa- per molte altre non è così e queste azioni, seppur mosse da
zione ambientale diventa materia di studio obbligatoria per buone intenzioni, si tramutano in un impegno economico
tutti gli Istituti di Istruzione Primaria di I grado per un’ora a al quale non fa fronte una presa di coscienza da parte dei
settimana. Al momento è previsto che, a farsene carico, sia- cittadini proprio a causa del ricorso a personale non compe-
no gli insegnanti con il curriculum più rispondente, ma nel tente. Ancora oggi infatti, purtroppo, ci scontriamo con un’i-
momento in cui la nostra professione e tutto il nostro baga- dea diffusa secondo la quale di ambiente tutti sono esperti e
glio di esperienze vengono riconosciuti e ufficializzati, per- per occuparsi di educazione ambientale uno vale l’altro; con
chè non chiedere che siamo proprio noi, educatori ambientali questa legge potrà non essere più così. Per quanto riguarda i
professionali, a svolgere il nostro lavoro nella scuola o a for- percorsi di studio poi, c’è da aspettarsi che, fatta la professio-
mare i docenti affinchè possano farlo meglio? L’educazione ne, si faccia anche l’indirizzo di laurea, ed è quello che che ci
ambientale, infatti, è di per se una materia trasversale, in- auspichiamo perchè se è vero, come affermato prima, che la
terdisciplinare, che richiede una tale vastità di conoscenze e formazione naturalistica da sola non basta a fare un educa-
strategie didattiche così specifiche, oltre al fatto che non può tore, è anche vero che quella pedagogica, da sola, non basta
prescindere dal contatto con la natura e con il territorio, che a fare un educatore ambientale. Attualmente, da qualunque
negli anni gli insegnanti sensibili a tali tematiche e determi- percorso di studi si provenga, non si è formati adeguatamen-
nati a educare all’ambiente i propri alunni hanno cercato aiu- te e si cerca di arginare le proprie lacune ricorrendo a corsi
to all’esterno, rivolgendosi sempre di più alle associazioni e privati, spesso molto costosi e non certificati. Le opportunità
alle strutture territoriali che offrono attività didattiche e la- dunque ci sono, ma fare in modo che divengano concrete è
boratoriali specifiche, riconoscendo la necessità di rivolgersi tutt’altro discorso. Quello che è certo è che questa legge può
a professionisti esterni e, di fatto, legittimando la presenza rappresentare un punto di partenza che ci apre nuove strade
di questi ultimi nella scuola. Al contrario, il rischio è che si e ci offre nuovi interlocutori, ma non saremo in grado di per-
banalizzi l’educazione ambientale, riducendola a come fare correrle se a questo primo passo non faremo seguire quello
la raccolta differenziata, collocandola così in una prospettiva altrettanto fondamentale di riconoscerci in questa categoria,
di educazione civica piuttosto che scientifica, rinunciando individuare obiettivi comuni e fare rete.
alla comprensione di concetti fondamentali per uscire dal-
la crisi ambientale come l’impronta ecologica, la capacità
portante del pianeta, la resilienza degli ecosistemi, ecc., e
formando cittadini in grado di replicare alla perfezione gesti
e azioni, ma incapaci di operare scelte consapevoli del pro-
prio contesto ambientale e continuamente all’altezza delle
sfide e dei problemi che lo sviluppo economico e culturale
recano con se, obiettivo proprio dell’educazione ambientale.
Lo stesso dicasi per tutte le altre comunità educanti. An-
cora, pensiamo a quale ruolo potrebbe assumere la nostra
figura in qualità di consulente per altre istituzioni come i
Comuni, impegnati spesso in campagne di sensibilizzazione
per indurre i propri cittadini a utilizzare meglio le risorse
comuni come l’acqua, l’energia elettrica, ecc., che richiedono
un lavoro di progettazione competente ed educatori in grado
di formare adeguatamente i cittadini. Se in alcune Regio-
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