Page 45 - ambiente_109
P. 45
li idrici e gli ecosistemi forestali, in modo tale che le comunità locali and NY Forest Declaration, globalmente il mondo si è impegnato a
possano accedere alle risorse naturali di base. Ancora una volta, l’im- ripristinare 350 milioni di ettari di terreno entro il 2030. Per far-
pianto degli alberi rappresenta un fattore essenziale nell’implementa- lo occorrerà un impegno da parte di tutte le nazioni del mondo. In
re questa strategia. Abbiamo lavorato a stretto contatto con il Mini- Africa, il World Resources Institute e il NEPAD stanno sostenendo
stero dell’Ambiente e delle Risorse Naturali in Kenya per ripristinare l’iniziativa AFR100, che mira a ripristinare i paesaggi africani di
5 grandi torri d’acqua - Mount Kenya, la Catena montuosa di Aber- 100 milioni di ettari entro il 2030. L’iniziativa individua i Paesi in
dare, il Complesso di Mau, Mount Elgon e le colline di Cherengani. Africa ad alto potenziale di ripristino e di successo.
Non solo in Kenya… Questo approccio è applicabile ovunque ci si- Il Green Belt Movement ha un proprio programma sul
ano paesaggi degradati! E ci sono anche accordi globali in merito cambiamento climatico. In che cosa consiste? Si concen-
a questo problema. Infatti, così come sancito nel BONN Challenge tra più sulle azioni di adattamento o mitigazione?
Partiamo dalle nostre azioni di mitigazione. È ovvio che i nostri pro-
grammi di impianto di alberi e di ripristino delle acque rientrano in
questo ambito. Ma non ci limitiamo solo ad azioni locali. Il GBM è
molto impegnato in attività di advocacy, partecipando in forum na-
zionali e internazionali sul cambiamento climatico e sul ruolo delle
donne nell’affrontare questa importante sfida.
La donna rappresenta pertanto un elemento fondamenta-
le nelle vostre strategie. Perché le donne sono essenziali
per lo sviluppo sostenibile? Quali azioni portate avanti
per favorire l’inclusione e il potenziamento dei diritti
della donna in Kenya?
Il GBM, fin dalle origini, ha deciso di fare delle donne il proprio
imperativo strategico. Ma perché le donne? Esse rappresentano,
innanzitutto, la parte più vulnerabile della comunità nel caso in
cui vengano a mancare l’acqua, il carburante e il cibo. Ma anche,
e soprattutto, perché il depotenziamento dei loro diritti e delle loro
capacità decisionali non aiuta lo sviluppo di queste comunità, che
spesso si trovano ad affrontare problemi che vanno a incidere in
modo notevole sulla vita quotidiana nella comunità stessa. Si tenga,
però, ben presente che il GBM non lavora esclusivamente con le don-
ne. Ogni comunità è fatta di donne, uomini e bambini, e tutte e tre
le categorie contribuiscono allo sviluppo del bene comune. Le donne
rappresentano per noi il catalizzatore dei cambiamenti, ma questi
cambiamenti coinvolgono (anzi devono necessariamente coinvolge-
re) anche gli altri componenti della comunità.
Qual è il ruolo dei Paesi avanzati nello sviluppo locale?
Se dovessi utilizzare una sola parola per rispondere a questa do-
manda direi condivisione! Io credo che i Paesi sviluppati possano (e
debbano per il fine comune) aiutarci, condividendo con noi le loro
esperienze e le avanzate conoscenze, per risolvere problematiche
che loro possono già agevolmente affrontare. Siamo consapevoli che
questo lavoro richiede soldi e investimenti. Ma è importante che tali
Paesi investano parte delle loro risorse finanziare e immateriali per
risolvere le sfide più urgenti del nostro tempo. Perché se anche un
solo Paese soffre, tutti alla fine saranno colpiti…
Infine, in quali Paesi sono principalmente localizzati i
partner del GBM? Quali sono i vostri progetti futuri?
Il Green Belt Movement collabora con partner localizzati in tutto
il mondo, principalmente in Europa e negli Stati Uniti. In futuro,
il GBM rafforzerà il proprio impegno per la difesa globale e loca-
le dell’ambiente, e per la protezione in particolare dei “commons”
(parchi, campi da gioco, foreste), molti dei quali sono messi sotto
pressione dalle esigenze di urbanizzazione.
(intervista realizzata nel mese di giugno 2017)
43