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SPECIALE CERTIFICAZIONI E MARCHI AMBIENTALI

entra, con il Trattato di Maastricht, nei trattati dell’Unione    come Cina e India che, insieme all’Italia, occupano il podio
Europea, tra i temi a responsabilità condivisa e su cui si deli-  per numero di soggetti certificati (anche se il trend di cresci-
bera a maggioranza qualificata. È ancora il ’92 quando viene      ta globale, che nel decennio scorso era costantemente a due
prodotto il V Programma d’azione ambientale della UE, de-         cifre, si è fisiologicamente ridotto a pochi punti percentuali).
dicato appunto allo sviluppo sostenibile, che segna una so-       Per alcune certificazioni, tuttavia (è il caso dell’Ecolabel eu-
luzione di continuità rispetto a quelli precedenti. Di qualche    ropeo: studi recenti ne dimostrano l’insufficiente riconosci-
anno successivo è il Protocollo di Kyoto (1997, entrato in        mento da parte del mercato), la diffusione, o la penetrazione
vigore nel 2005) sulla riduzione delle emissioni di gas serra.    in alcuni specifici settori, è stata inferiore alle attese.
Questo orientamento della politica internazionale ha sicura-      Ma è con il nuovo millennio che si imprime una forte ac-
mente raccolto una sensibilità crescente sui temi della soste-    celerazione nella proliferazione di standard di certificazione
nibilità ambientale, ma ha anche avuto un ruolo di stimolo,       ambientale, e non solo. L’International Standards Organi-
un forte impatto nella creazione di una nuova domanda di          zation, cui si devono gli schemi a più rapida e diffusa pe-
beni e servizi più attenti all’ambiente. Ed è proprio in questo   netrazione sui mercati, arricchisce il portafoglio di prodotti
contesto che si afferma una vera generazione di certificazio-     (alcuni veri e propri schemi di certificazione, altri linee gui-
ni ambientali. A livello europeo, la Commissione pubblica         da che la vivacità del mercato porta comunque a impiega-
il primo Regolamento Ecolabel nel 1992, seguito dal Regola-       re come fossero schemi): la gestione dei sistemi energetici
mento EMAS nel 1993 (che si ispira all’omologo britannico         ISO 50001 (2011) e poi, sempre nella serie 14000, la Carbon
British Standard 7750). L’organizzazione mondiale per la          footprint (di sistema ISO 14064 e di prodotto ISO 14067:
standardizzazione (ISO) si allinea, pubblicando nel 1996 –        norme tecniche approvate nel 2006 e nel 2013) o la Water
su pressione dei paesi extra-europei come USA e Canada,           footprint 14046 (2014). Oltre all’International Standards
che intravedevano nell’EMAS una possibile barriera com-           Organization, altri protagonisti arricchiscono il panorama.
merciale – la norma ISO 14001 sui sistemi di gestione am-         È il caso dell’EPD: standard svedese con validità internazio-
bientale. Nel frattempo, nel 1993, è arrivato anche il primo      nale, fondato nel 2008 e oggi impiegato in 27 paesi. Queste
certificato sulla gestione responsabile delle foreste, FSC®.      ultime certificazioni sono il fronte più avanzato di due nuovi
Sempre negli anni ’90, le notizie relative alla pericolosità per  approcci alla misurazione dei carichi ambientali. Uno è quel-
la salute delle sostanze chimiche impiegate nelle lavorazio-      lo dell’impronta ecologica. Nato alla fine degli anni ’90, è un
ni tessili stimola la domanda di prodotti di abbigliamento        indicatore sintetico che permette di misurare il consumo di
che non presentino alcun rischio per la salute: nasce L’OE-       risorse naturali, comparandolo alla capacità della natura di
KO-TEX® Standard 100. Le aziende che si avvicinano alla           rinnovarle. L’altro è il Life Cycle Assessment (LCA, codifi-
sostenibilità individuano un nuovo modo per differenziarsi        cato dall’ISO nella norma 14040) che indica, per la valuta-
dalla concorrenza: l’ambiente si avvia a diventare così, ne-      zione degli impatti, la copertura di tutto il ciclo di vita di
gli anni ’90, un fattore di posizionamento, di valorizzazio-      un prodotto. Un approccio, dunque, che analizza gli aspetti
ne e di comunicazione in grado di intercettare una nicchia        ambientali sia prima della fase produttiva, sia nel “post con-
crescente di consumatori e di clienti, anche pubblici. In un      sumo”, visto che beni e servizi hanno un impatto ambientale
mercato ancora poco informato su questi temi, gli schemi          che può essere anche molto lontano dal sito produttivo e
citati rappresentano una garanzia di trasparenza nei con-         molto differito nel tempo. Approcci, questi, che portano con
fronti del cliente/consumatore, e una guida per le imprese,       sé un valore aggiunto comunicativo (pensiamo a quanto si-
un cruscotto di indicazioni per la gestione delle questioni       ano trasparenti e di facile comprensione – la funzione è con-
ambientali.                                                       tenuta nel nome – la Carbon footprint o la Water footprint),
Questi schemi hanno in comune la portata internazionale e il      che ne ha decretato la fortuna sul mercato. Questo però
progressivo affinamento, attraverso periodici aggiornamenti       ha comportato anche (nonostante le indicazioni dell’ISO)
che si traducono nella pubblicazione di versioni successive       la diffusione di metodi di calcolo tanto difformi che han-
degli standard. Se, ad esempio, con l’introduzione della ISO      no spinto la Commissione europea (con la Comunicazione
14001 si viene a creare, nelle organizzazioni europee, una        196) a stigmatizzare i numerosi e differenti strumenti per
“concorrenza” con EMAS (entrambe disciplinano l’imple-            la valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti a livello
mentazione di un sistema di gestione ambientale), questo          internazione: così difformi da rendere difficilmente confron-
aspetto viene superato con la seconda revisione del Rego-         tabili due risultati che si riferiscono entrambi allo stesso im-
lamento EMAS (2001), quando la norma ISO viene ricono-            patto ambientale (le emissioni di CO2, ad esempio). Un pro-
sciuta come schema di riferimento per costruire il sistema di     liferare che crea confusione e che può portare alla diffidenza.
gestione aziendale di EMAS. Oggi l’ultima versione dell’E-        Per questo la stessa Commissione, tramite il Joint Research
MAS è la EMAS III del 2009, l’ultima della ISO 14001 è del        Centre, ha deciso di avviare un percorso di semplificazio-
2016, con molte novità interessanti. Progressiva è anche la       ne che si è concluduso nel 2016, dando vita a due standard
diffusione. La 14001, la certificazione di sistema più diffusa    che trovano applicazione in tutti gli Stati membri, di cui uno
al mondo, oggi ha superato i 300mila certificati, con paesi       relativo all’impronta ambientale delle organizzazioni (Orga-

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