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disponibile a richiesta), specifiche e chiare, non ambigue         Altro fattore di classificazione è relativo alle richieste che
    (non devono essere utilizzate, quindi, asserzioni ambien-          lo standard fa all’azienda. Ci sono standard che richiedono
    tali vaghe come “sicuro per l’ambiente”, “non inquinan-            il rispetto di determinati livelli minimi di performance o di
    te”, “amico della natura”). In ogni caso, l’assenza di una         determinate prescrizioni da dimostrare mediante apposite
    qualche forma di controllo esterno rende questo tipo di            analisi di laboratorio: come, ad esempio, il Regolamento
    etichettatura relativamente meno credibile agli occhi del          Ecolabel o altri standard di prodotto come il Blaue Engel.
    consumatore o di altre parti interessate. Lo standard, in          Altri che impongono divieti, come l’agricoltura biologica.
    questo caso, e un ente terzo che garantisce la reale adesio-       Ci sono poi certificazioni di sistema che non impongono
    ne ai suoi dettami, costituiscono le regole (e i controlli)        performance minime ambientali da rispettare (a parte il ri-
    con i quali l’azienda stessa si assicura che le sue asserzioni     spetto della legislazione ambientale), ma chiedono di effet-
    siano attendibili, anche se in forma volontaria, mettendosi        tuare, e dimostrare, il miglioramento delle prestazioni nel
    al sicuro anche dal rischio eventuale di incorrere nelle san-      tempo: requisito per il mantenimento della certificazione.
    zioni della normativa sulla pubblicità ingannevole (D.Lgs.         Ne sono un esempio le certificazioni EMAS, ISO 14001 e
    145/2007, attuazione della direttiva 2005/29/CE);                  ISO 50001. Infine, esistono etichette ecologiche – come ad
    - etichette ecologiche di tipo III: sono dei documenti, delle di-  esempio l’EPD, oppure schemi per la misurazione dell’im-
    chiarazioni che contengono informazioni oggettive e veri-          pronta ambientale come la citata ISO 14064 oppure la PEF
    ficabili relative alle prestazioni ambientali dell’intero ciclo    – che non prevedono né limiti da superare né migliora-
    vita di prodotti e servizi. Informazioni che sono sottopo-         mento delle prestazioni, ma semplicemente attestano che
    ste a verifica da parte di un ente indipendente. L’obiettivo       i valori comunicati all’esterno sono veritieri e calcolati con
    di questo tipo di etichette è fornire ai consumatori le basi       metodi che rispettano lo standard.
    per poter confrontare, dal punto di vista ambientale, beni         Da queste caratteristiche discendono ulteriori categorie
    e servizi equivalenti. Non certificano la sostenibilità di un      nelle quali possiamo dividere le certificazioni: certificazioni
    prodotto, ma forniscono delle informazioni sulla base di           che permettono (al pubblico) il confronto delle performan-
    determinati parametri. Tra di esse rientrano le Dichiarazio-       ce certificate versus certificazioni che non lo permettono.
    ni Ambientali di Prodotto (ad esempio, EPD).                       Permettono il confronto certificazioni come EMAS, fon-
    Un ulteriore fattore di classificazione è relativo al nume-        data sulla pubblicazione della Dichiarazione Ambientale:
    ro degli aspetti ambientali considerati. Ci sono certificazio-     mettere una davanti all’altra le dichiarazioni di diverse im-
    ni che riguardano più aspetti ambientali. Appartengono a           prese – anche se EMAS non indica performance minime
    questa famiglia sicuramente le certificazioni di sistema (ISO      né obiettivi che non siano il miglioramento – consente di
    14001 e EMAS) o le dichiarazioni ambientali EPD (Envi-             farsi un’idea sugli impatti sull’ecosistema. Non permette
    ronmental Product Declaration), basate sulla valutazione           il confronto, ad esempio, Ecolabel, che prevede che per il
    del ciclo di vita dei prodotti (Life Cycle Assessment). Così       suo rilascio siano rispettati determinati requisiti – quali,
    è anche la PEF, come abbiamo visto in corso di incubazione         ad esempio, l’assenza di una determinata sostanza nel pro-
    presso la Commissione Europea, che valuta tutti gli aspetti        dotto finale, oppure il rispetto di determinati valori soglia
    dell’impronta ambientale dei prodotti, dall’acqua, alla CO2,       (ad esempio, una concentrazione di sostanza nel prodotto)
    ai rifiuti (15 in tutto quelli verificati). Discorso analogo per   – ma non indica le performance raggiunte (quanto due pro-
    Biodiversity Friend per la biodiversità in agricoltura, o il       dotti entrambi con il marchio Ecolabel riescano ad andare
    Global Organic Textile Standard (GOTS), che prevede il ri-         sotto la soglia stabilita). Consentono, invece, questo con-
    spetto di criteri che riguardano le emissioni o la gestione di     fronto le etichette energetiche.
    sostanze dannose, fino a toccare temi non ambientali, come         Infine, per completare la panoramica tra i green standard,
    il divieto di lavoro forzato. Accanto a queste ci sono quelle      possiamo ancora distinguerli in base al fatto che siano co-
    che, invece, investono un singolo aspetto (acqua, carbonio),       genti (obbligatori per legge: come il marchio dei prodotti
    calcolato sempre ‘dalla culla alla tomba’. È il caso, citato,      agricoli-biologici o l’asseverazione della quantità di CO2
    delle Carbon e Water footprint, o ancora il marchio Pannel-        emessa prevista per le imprese sottoposte alla direttiva
    lo Ecologico, che certifica che tutto il legno che compone         2003/87/CE – Emission Trading System Europeo) o volon-
    un pannello provenga dal riciclo di legno post uso e post          tari (tutti gli altri). Ricostruire un quadro quantitativo del-
    produzione. A questo proposito, forse partendo da impieghi         la diffusione delle certificazioni ambientali a livello inter-
    distorti di alcune certificazioni, la Commissione Europea          nazionale rappresenta un’impresa non semplicissima: per
    (Comunicazione 196) ha preso posizione sulla parzialità            la molteplicità dei soggetti in campo, per la disponibilità di
    degli impatti ambientali considerati da alcuni metodi: trop-       dati frammentaria, per l’eterogeneità e la credibilità delle
    po focalizzati su limitati aspetti ambientali (ad esempio, la      fonti. Nel presente paragrafo abbiamo cercato di raccoglie-
    Carbon footprint sulle emissioni di CO2, la Water footprint        re le principali informazioni disponibili al fine di restituire
    sui consumi idrici) senza considerare tutti gli impatti am-        almeno una dimensione del fenomeno e le sue principali
    bientali del prodotto.                                             linee di tendenza. (fine prima parte)

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